I dazi al 30% annunciati da Donald Trump dal 1 agosto, “potrebbero pesare per oltre 4 mld per il settore farmaceutico italiano, considerando la svalutazione attuale del dollaro”. Lo ha stimato parlando con l’Adnkronos Salute il presidente di Farmindustria Marcello Cattani che però rimane fiducioso rispetto al lavoro diplomatico dell’Europa e del Governo italiano, “siamo convinti che la negoziazione del commissario Maros Sefcovic arriverà ad un risultato positivo rispetto a smentite, annunci, controannunci che – prosegue – abbiamo registrato in questi mesi arrivare dagli Usa”.
I dazi rispetto all’export europeo di farmaci e vaccini in Usa, “sono un danno economico immediato per i cittadini americani – ricorda Cattani – con un aumento dei prezzi e dei costi delle assicurazioni e l’effetto dello spostamento della ricerca e dello sviluppo di nuove molecole in Cina. Il buon senso deve prevalere perché il settore farmaceutico è centrale per l’economia europea, rappresenta il primo per saldo positivo e difenderlo deve essere l’obiettivo numero uno della Commissione Ue – rimarca Cattani – si deve puntate ad arrivare ad uno 0-0 rispetto alle richieste che arrivano dagli Usa”
In un’intervista al Corriere della Sera, Cattani ha spiegato cosa significherebbe una guerra dei dazi: “Avrebbe intanto un impatto sulla produzione mondiale dei farmaci, perché ostacolerebbe gli scambi dei prodotti intermedi, e rischierebbe di dirottare gli investimenti delle multinazionali nella ricerca e sviluppo in Cina, che sta aspettando a braccia aperte. Soprattutto un dazio molto alto sui farmaci importati dall’Europa potrebbe creare problemi molto seri ai cittadini americani, con una possibile carenza di medicinali, ed un relativo aumento dei costi assicurativi. Non è che possono andarli a comprare da qualche altra parte, perché semplicemente non li troverebbero. Gli Usa sono il primo paese importatore al mondo di farmaci e vaccini, e questo è un argomento politico forte, che la Ue deve giocare”.
Cattani ha ricordato che le imprese farmaceutiche “operano in Europa in un contesto regolatorio molto complicato, e l’amministrazione Trump non è affatto contenta di questo. Anzi, direi che il presidente americano ha perfettamente ragione quando dice: voglio i dazi perché l’Europa ostacola le nostre imprese con barriere non tariffarie, come il nostro payback. E’ una delle misure che l’amministrazione Trump contesta apertamente. Quest’anno costerà alle imprese italiane tre miliardi di euro. Ma ci sono anche gli sconti obbligatori sui farmaci, la durata dei brevetti e, in generale, il problema dell’accesso al mercato, che in Europa richiede tempi molto lunghi per le autorizzazioni all’immissione in commercio, e in Italia ancora di più, in media quattordici mesi. Non sono dazi, ma sono un grosso problema per gli investimenti, che sono vitali per noi. Questa è l’ultima campanella che suona per la Commissione Ue. E arrivato il momento di fare qualcosa di serio per favorire la competitività dell’industria manifatturiera, mettendo a disposizione incentivi e capitali adeguati per stimolare la ricerca e lo sviluppo, rimuovendo le storture che esistono nei nostri mercati”.